Ferrara: il Territorio in una Città

VIII. Federico Barbarossa


Nel 1146, approfittando della morte di Guglielmo I di Marchesella (o Adelardi) e della contemporanea assenza di Guglielmo II, impegnato nella Crociata in Terra Santa, la famiglia dei Torelli affermò il proprio ruolo dominante sulla città. Salinguerra I, nel 1151, assurse ai vertici del Comune cittadino in qualità di Rector, una carica con ampi poteri particolarmente personali, adatta per una situazione di emergenza militare: è di quegli anni, infatti, il conflitto tra Ferrara e Verona per il controllo di Ostiglia.

 

Con l’affermarsi della famiglia Torelli-Salinguerra, Ferrara passò dallo schierarsi sostanzialmente a favore del Papa a posizioni filoimperiali, un cambiamento che si delineò sempre più nettamente in questa seconda metà del XII Secolo.

I Torelli si distinsero rispetto alle posizioni del clero locale, che stava rivedendo il suo incondizionato appoggio all’aristocrazia consolare cittadina nella causa anti-ravennate. Le esigenze di una maggiore autonomia dei laici si sposavano con l’attività dell’Imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, (1122-1190) che mirava ad assumere il controllo dell’importante nodo fluviale di Ferrara, in competizione col Papato1. Nel 1158, Ferrara, assieme a molte città romagnole, avrebbe offerto aiuti militari all’Imperatore, ma quando questi contestò l’autorità dei Comuni (in quanto privi di base giuridica), distrusse Crema (1160), punendola così della sua ribellione, ed infine ordinò alle altre città italiane di appoggiarlo e di consegnargli degli ostaggi a garanzia dell’adesione, Ferrara si rifiutò, per cui le truppe imperiali occupano la città, facendo prigionieri e imponendo la dittatura di un Podestà, rappresentante dell’autorità imperiale: tale Corrado di Bellanoce2.

Nel 1162, si assistette ad una nuova calata di Barbarossa in Italia, che conquistò e distrusse Milano. Di fronte a questo, le città di Verona, Padova, Vicenza e Treviso si riunirono in un sodalizio per resistere all’Impero; a loro poi si uniranno anche Cremona, Brescia, Bergamo e Mantova, così da costituire la prima Lega Lombarda3. Barbarossa, temendo che il processo di resistenza si allargasse anche ad altre città italiane, iniziò una nuova politica di concessione di privilegi. Fu in questa occasione che a Ferrara venne attribuito il diritto di “zecca”. Nel 1164, inoltre, Federico I riconobbe il Comune di Ferrara, concedendogli ampi privilegi di natura politica, giudiziaria, militare ed economica: la libera scelta dei Consoli, gli introiti sul trasporto del sale, la sovranità militare. Le forze comunali, tuttavia, pur in così ampi margini di autonomia, per il momento erano ancora troppo divise internamente per poter contrastare efficacemente le insistenti pressioni dall’esterno4. Racconta l’Aventi5 che Ferrara, nel XII Secolo, si governava in Repubblica e, ripetutamente insanguinata da guerre civili tra le opposte fazioni politiche dei Guelfi e dei Ghibellini, era provvista anch’essa, come tanti altri comuni della Penisola, di castelli e torri, ricovero e difesa di quelle principali famiglie che capitanavano i diversi partiti.

Possedevano gli Estensi un ben munito castello, col nome di Castel Tedaldo mentre un altro castello, circondato da mura e torri, ricoverava i Salinguerra, col titolo di Castel Cortese. Questi castelli possono considerarsi come le prime originarie fortificazioni conosciute nella città di Ferrara6: sono anche confermati dalla pianta di Bartolino da Novara, da cui si deduce chiaramente la presenza di case dei Torelli, degli Adelardi e dei “Cortesi”, tutte abbastanza vicine tra loro e tutte collocate sulla prosecuzione di via delle Volte.

In effetti, le più importanti famiglie ferraresi risiedevano tutte dentro i confini del primo nucleo insediativo: i Casotti-Adelardi a Ovest di via Porta S. Pietro, i Torelli-Salinguerra ad Est. Le proprietà dei Casotti, quando questi decaddero e si estinsero, passarono agli Adelardi: doveva trattarsi di un castello, o di una grande casa turrita, come richiedeva il rango della prosapia principesca. La pianta di Bartolino da Novara ne dà l’ubicazione lungo la continuazione ideale del tracciato di Via delle Volte e l’ingresso principale su Via Porta S. Pietro. Il Cittadella, nelle sue Notizie relative a Ferrara, ci informa che tale edificio, appartenuto alle famiglie dei Casotti e degli Adelardi, e poi agli Obizzi, sarà distrutto solo ai suoi giorni, vale a dire intorno alla metà del XIX secolo7.

Il castello dei Salinguerra venne situato, concordemente con il Cittadella, non nella zona di San Salvatore ma in corrispondenza del nucleo di Corte Margotti: quel blocco di case comprese tra le Vie Salinguerra, Coperta, Fondobanchetto e Mayr, dove, nella pianta del Bolzoni del 1782, è possibile vedere un muro a scarpa di notevoli dimensioni. Lo stesso nome della Via Fossato dei Buoi che un tempo sbucava sulla via Grande, a delimitare il Castello, quando l’odierna corte Margotti non l’aveva ancora assorbita, richiama alla memoria il fossato che doveva racchiuderlo come protezione per quell’importante e bellicosa famiglia dei Salinguerra: anch’esso, infatti, era munito di fossato, terrapieno, vallo e torri8. Tra le Vie Mayr, Coperta, Fondo Banchetto e Ghisiglieri, in corrispondenza dell’agglomerato di case che una volta appartenevano alla famiglia Lattuga, si dovrebbe posizionare il “Castrum Curtensium”, un palazzotto turrito, sede del Comune nel XI Secolo, un edificio, quindi, almeno inizialmente super partes. Successivamente, il “Castrum Curtensium” diventerà “Castrum Curialum”, cioè il Palazzo di Giustizia, dove si riunivano i Magistrati e i Curiali, almeno fino a quando questo, con tutti i pubblici uffici, verrà trasferito nella nuova piazza, dove gli Estensi Rinaldo († 1335) ed Obizzo (1294-1352), costruiranno nel 1325-26 il nuovo Palazzo della Ragione9.

Solo nel 1167 la situazione maturò: iniziò allora un allontanamento dalle posizioni filoimperiali a favore di un cauto ritorno ad un atteggiamento filopapale e, grazie anche all’adesione alla Lega Lombarda, Ferrara riuscì a sciogliersi da ogni catena imperiale e a rimanere libera nel proprio ordinamento comunale10.

Nel 1171 Barbarossa, sempre più preoccupato dalla Lega Lombarda, spedì in Italia quale suo vicario l’Arcivescovo di Magonza, Cristiano, il quale nel 1174 assediò Ancona, che venne liberata solo grazie all’intervento della Lega. Le milizie di Ferrara, che contribuirono largamente alla riuscita dell’impresa, erano guidate da Guglielmo II Marchesella (o degli Adelardi), il primo Reggente della città. Nel 1176, con la battaglia di Legnano, vi fu la rovina del Barbarossa che si trovò costretto a rinunciare alla politica ecclesiastica che sino ad allora aveva perseguito, ad abbandonare a sé stesso l’antipapa che precedentemente aveva contrapposto a Papa Alessandro III (1159-1181) e a riconoscere alla Chiesa l’eredità di Matilde11. Il Papa designò Ferrara come sede del convegno tra l’Imperatore e la Lega ma l’Arcivescovo di Magonza fece trasferire l’adunanza a Venezia: Ferrara ottenne comunque un accordo con quest’ultima sui diritti di navigazione del Po e una tregua di sei anni, durante i quali la città avrebbe mantenuto la sua autonomia. Definitiva conferma di questi diritti si ebbe con la pace di Costanza, firmata nel 1183: si conclusero in questo modo venticinque anni di contrasti e si riconobbe ai comuni la loro autonomia, l’autorizzazione ad eleggere liberamente i Consoli nonché l’approvazione della Lega12.

 


  1. Augusto Vasina, cit.
  2. Giuseppe BARDELLINI, Appunti per una storia del libero Comune di Ferrara e della sua evoluzione urbanistica, OdC, Ferrara, 1965. Renato JANNUCCI, cit.
  3. Ermanno LANZONI, cit. Guido Angelo FACCHINI, cit.
  4. Augusto VASINA, cit.
  5. Francesco AVENTI, Storia cronologica delle fortificazioni delle mura, e della fortezza di Ferrara, Tipografia arcivescovile Bresciani, Ferrara, 1854.
  6. Ibid.
  7. Luigi Napoleone CITTADELLA, Notizie relative a Ferrara, Tipografia Taddei, Ferrara, 1864. Mario CALURA, Via delle Volte, ricerche storiche su Ferrara medievale, Industrie grafiche, Ferrara, 1931.
  8. Gabriele ZANELLA, cit. Luigi Napoleone CITTADELLA, cit. Mario CALURA, cit. Francesco AVENTI, cit.
  9. Mario CALURA, cit.
  10. Giuseppe BARDELLINI, cit. Augusto VASINA, cit.
  11. Ermanno LANZONI, cit.
  12. Giuseppe BARDELLINI, cit. Augusto VASINA, cit.