Ferrara: il Territorio in una Città

X. Il passaggio alla Signoria


Azzo VII Novello, Marchese d’Este e Signore di Ferrara, morì nel 1264 e, il giorno successivo venne eletto (formalmente, dal popolo) “Gubernator et Rector, et Generalis et Perpetuus Dominus Civitatis Ferrariae et Districtus” il nipote, il marchese Obizzo II d’Este, figlio di Rinaldo: allora egli era appena diciassettenne, ma già combattivo ed energico. 

 

Obizzo soffocò con prontezza e severità ogni tentativo di rivolta e di congiura, procurando a Ferrara anni di tranquillità e di pace durante i quali i cittadini, stremati da tanti secoli sanguinosi di guerre e devastanti lotte intestine, presero le armi praticamente solo per accorrere in aiuto dei Guelfi delle città vicine1.

Parallelamente, purtroppo, declinò sempre più il peso economico e sociale sia dei commercianti sia delle associazioni professionali, quali calzolai, navicellai e giudici, che lasciarono gradualmente il posto al predominio della proprietà fondiaria2, facendosi così sempre più concreto il potere forte e accentrato del Podestà. Infatti, tradizionalmente, la storiografia localizza l’inizio della signoria a Ferrara proprio nel 1264, anno della successione di Obizzo ad Azzo Novello, anche se, di fatto, il dominio di un solo Signore era già iniziato fin dal 1222 con Salinguerra Torelli3. Nel 1293, Obizzo II morì e gli successe Azzo VIII, avviando ormai quel passaggio dai Comuni alle Signorie che era partito anche in molte altre zone d’Italia.

All’inizio del XIV Secolo, come sostiene l’Aventi, non esisteva ancora un sistema di fortificazioni attorno alla città ma solo di alcuni tratti, poiché, secondo le fonti, nel 1309 il Papa Clemente V (1264-1314) assieme ai suoi alleati tentò di assediare Ferrara e prevalere su di essa. L’Estense che comandava in quel periodo, Fresco, si difese entro Castel Tedaldo e riuscì a respingere il Papa (ciò sta a dimostrare come le uniche parti di fortificazioni fossero a tratti e adiacenti ai castelli o alle porte della città)4. Negli anni seguenti, Clemente V e Giovanni XXII (1249-1334) si fecero amministratori degli Stati Italiani, intimando ai diversi feudatari di riconoscere la Chiesa: anche Ferrara venne assoggettata al Papa. Di nuovo a sovrintendere le sorti della città, egli pose come Governatore il Vicario Imperiale Pino della Tosa che in almeno tre dei suoi cinque anni di governo (tra il 1313 e il 1316) si occupò della costruzione delle prime mura intorno alla città: palizzate con fossato e vallo intervallate da diciotto torri di pietra5. Ultimato il periodo quinquennale del Vicariato Imperiale, gli Estensi furono proclamati signori di Ferrara, e Papa Giovanni XXII riconobbe come Vicari Papali i fratelli Rinaldo, Obizzo e Niccolò d’Este, figli di Aldobrandino II.

In questo periodo furono ampliate le mura, includendo il Borgo di Sotto con un’opera di trinceramento e fortificazione dell’Isola di Sant’Antonio6.

Il nodo centrale della vita di Ferrara si spostò dalla zona del Castrum a quella del Duomo e del Palazzo Comunale, in prossimità dei quali, tra il 1323 e il 1326, venne costruito il nuovo Palazzo della Ragione. Continuò il dominio estense e nel 1361 salì al potere Niccolò II, sotto il quale Bartolino da Novara, quattordici anni più tardi, disegnerà il tracciato delle mura della Città7, iniziando la costruzione del Castello, “Una più sicura abitazione per i Signori di Ferrara”, poiché il Palazzo di Piazza non si era dimostrato davvero inespugnabile durante le svariate sommosse popolari dovute all’ingente peso di certe gabelle. Così, presso la Porta dei Leoni, nel 1385, venne posata la prima pietra di una delle quattro torri del Castello8.

Niccolò II morì nel 1388, lasciando l’autorità al fratello Alberto V che contribuì ad arricchire la città di palazzi e prestigio: fu infatti durante il suo seppur breve regno che iniziò la costruzione dei palazzi Paradiso, Schifanoia e del Belvedere.

Gli successe Niccolò III nel 1393, figlio illegittimo, sotto il quale venne intrapresa, nel 1401, l’opera di interramento di Via della Ghiara, ricoprendo di ghiaia l’alveo del fiume morto e trasformandolo in via pubblica, mentre nel Castrum venne realizzata la facciata gotica della chiesa dei SS. Simone e Giuda nel 1422 ed intrapresa l’esecuzione della prima rete fognaria di Ferrara.

Fu tuttavia dal Marchese Leonello (1441) in poi che iniziò il periodo di maggior floridità per Ferrara e, nella seconda metà del XV Secolo, Borso I (1450-1471) assunse finalmente dal Papa il titolo di Duca. Questi, nel suo operato, si occupò dello sventramento di molte case nella zona che dal Polesine di S. Antonio andava all’antica Cattedrale di S. Giorgio, annettendo alla città questa porzione di territorio e protraendo le mura di fortificazione e le fosse sino ad inglobarla: tale ampliamento, noto come “Annessione di Borso I”, realizzata tra il 1450 ed il 1470 dall’architetto Brasavola9.

Il suo successore Ercole I d’Este, figlio di Niccolò III, portò Ferrara a raggiungere il suo massimo splendore: la Città raddoppiò, venne costruito un quartiere prima detto “Terra Nuova” e in seguito “Addizione Erculea”, ed ultimate le opere di fortificazione delle mura circondarie da Ovest fino a Nord, inglobando la nuova parte di città10.

Il 1500, infine, fu un Secolo caratterizzato da forti terremoti che rovinarono pesantemente molti edifici di Ferrara: il primo nel 1554, ed il secondo, ben più dannoso e catastrofico, nel 1570 (le sue scosse di assestamento durarono per almeno quattro anni!). Siamo a conoscenza abbastanza dettagliatamente dei suoi effetti perché fu un evento che sconvolse non soltanto l’assetto urbano ma anche ed ovviamente il popolo stesso: sia i ferraresi che i forestieri riportarono le proprie impressioni in diversi testi tuttora consultabili. Per osservare nuovamente un evento sismico di portata almeno apparentemente confrontabile dobbiamo attendere il Maggio 2012.

Per farsi un’idea della portata dell’evento, basti pensare che molte Corti dell’Italia settentrionale inviarono allora i propri ambasciatori per riportare notizie sullo stato d’emergenza che s’era venuto a creare a Ferrara e fu proprio il legato fiorentino a scrivere nelle sue memorie che si accingeva a ripercorrere in esse gli ultimi aggiornamenti “di Val di Po dov’era Ferrara”: un modo abbastanza eloquente per dichiarare che della città restava in piedi ben poco che non fosse rovinato almeno in parte.

 


  1. Guido Angelo FACCHINI, cit.
  2. Ermanno LANZONI, cit.
  3. Ibid.
  4. Francesco AVENTI, cit.
  5. Ibid.
  6. Ibid.
  7. A.N.I.S.A. Ferrara, Dai muri alle mura. Edilizia ed urbanistica dall’Alto-Medioevo al tardo Rinascimento in “Atti del Convegno Nazionale di studio organizzato dalla sezione di Ferrara dell’A.N.I.S.A.”, Ferrara, 1984.
  8. Francesco AVENTI, cit.
  9. Ibid.
  10. Ibid.